La questione del suffragio universale, posta da uno di loro (il Franchini), trova consensi da parte di altri delegati democratici, se pur non mazziniani. Si giunge cosí a un primo improvviso successo della tesi mazziniana, senza che Mazzini v'abbia direttamente contribuito e probabilmente contro o al di là di ogni sua previsione. Tale successo rivela a Mazzini l'esistenza di molti nuclei operai influenzati o diretti da elementi democratici, sui quali si può agire per guadagnarli al suo concreto programma sociale e politico: egli intravede la possibilità di contrapporre alla organizzazione dei moderati, forte, ma limitata alle province del Piemonte, un movimento compatto, vivace, mazziniano, diffuso in ogni regione d'Italia. Bisogna perciò darsi a una propaganda attivissima: spinger gli amici a entrare nelle società operaie di tendenze incerte per farvi prevalere il suo punto di vista, fondare società nuove affidandone la direzione a uomini fidati; tentar di rompere, insomma, quella rete d'influenze con la quale i moderati hanno tenuto avvolto fino allora il movimento operaio, al fine di immobilizzarlo e d'impedirne ogni logico sviluppo.
2.
L'urto tra mazziniani e conservatori
Il movimento operaio italiano prende un deciso sviluppo col 1861: in quest'anno sorgono 49 società nuove: 4 in Piemonte, 11 in Lombardia, 3 in Liguria, 5 in Emilia, 14 in Toscana, 4 nelle Marche, 5 in Umbria, 1 in Abruzzi, 1 in Puglia, 2 in Sicilia(86).
Alcune, fin dalla loro fondazione, si prefiggono scopi assai piú vasti del semplice mutuo soccorso, e si organizzano in maniera da poter raccogliere gran numero di soci.
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