Tale la Società operaia di Napoli, che sul cadere dell'anno ne conta già 2860, divisi in 20 corpi di mestiere(87); la Società operaia di Arezzo, quella di Ancona, quella di Genova, la Rigenerazione proletaria di Torino, che unisce operai e contadini(88), la Società operaia di Bologna che tenta la fondazione di un giornale operaio(89).
Un'importanza speciale riveste la Fratellanza artigiana, fondata a Firenze nel febbraio 1861 per iniziativa di elementi democratici mazziniani (Dolfi, Cironi, Giannelli) e non mazziniani (Montanelli, Vannucci); la Fratellanza ha un vastissimo programma d'azione, che si riassume nel primo articolo del suo statuto: «In nome della Patria, dell'Umanità e del Progresso, gli artigiani d'Italia, usando le libertà che i tempi nuovi concedono, fanno fratellanza per cooperare al miglioramento intellettuale, morale e materiale della loro classe, mediante la istruzione, il soccorso reciproco e il credito». Si diffonde rapidamente in tutta la Toscana, tendendo ad «associare l'istruzione all'educazione, il lavoro al capitale», a riunire quanti «sudano nelle officine e nei campi in uno stesso principio di amore fraterno»(90). Esercita il mutuo soccorso, apre scuole serali e festive, istituisce corsi speciali di economia. Sulla fine del 1861 conta già 1500 soci.
Il 1861 è anno di miseria per le classi operaie. Rincarano i generi di prima necessità, ma non aumentano i salari. Di qui scioperi e agitazioni. Si comincia a Napoli, nel febbraio, con lo sciopero degli arsenalotti; seguono a Castellamare di Stabia i tumulti di quattrocento operai licenziati; nel maggio scioperano i fornai di Torino; nel giugno gli operai di una fabbrica di vasellami a Napoli e i fornai a Firenze; nel luglio gli operai addetti ai lavori ferroviari a Napoli; a Messina, nel luglio, i conciapelli fanno una dimostrazione di protesta; a Napoli, nell'agosto, i tipografi; a Bologna e in varie altre città dell'Emilia, nel settembre, si verificano gravi tumulti contro la carestia; seguono, nell'ottobre, scioperi a Genova (falegnami), a Napoli (facchini) e a Milano (nastrai); nel novembre, ancora a Genova (calzolai) e a Palermo (sarti); nel dicembre a Napoli (vetturini) e a Firenze (operai delle strade ferrate). Repressioni piú o meno violente, arresti in gran numero troncano quasi tutte le agitazioni.
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