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      «La Nazione», organo conservatore, aveva tutto l'interesse a denigrare le sommosse operaie(92), ma è sintomatico che della stessa opinione fosse «Il Popolo d'Italia», giornale garibaldino di Napoli, il quale (21 febbraio) cosí scriveva: «Numerosi arresti si sono fatti questa mane fra gli operai dell'arsenale, addosso ai quali si trovavano armi diverse e revolvers. Ecco una nuova opera della reazione, una nuova congiura degli eterni nemici della Nazione. Pensi il clero alla grave responsabilità che pesa su di lui, perché è a lui che si fan rimontare le prime fila di questa cospirazione...»
      Questi giornali riferivano voci e impressioni allora molto diffuse; che le loro induzioni avessero un qualche fondamento di verità non par dubitabile. Se infatti gli operai napoletani avessero ricorso spontaneamente allo sciopero, in base a un convincimento in essi radicato della efficacia di questa forma di lotta, come mai negli anni successivi, con l'indebolirsi della reazione politica, vedremmo progressivamente diminuire, se non quasi cessare affatto gli scioperi, mentre si moltiplicavano, diventando un'arma consueta di lotta, nelle altre regioni?
     
      Nell'attesa del IX Congresso delle società operaie, che deve riunirsi a Firenze nel settembre 1861, Mazzini intensifica i suoi rapporti con le società di mutuo soccorso; vorrebbe che il congresso portasse alla unificazione delle forze operaie di tutta Italia. Il suo progetto è inviso alle società che subiscono l'influenza di elementi moderati; preoccupa le autorità.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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