Aspetto a vederlo per giudicarne meglio»(95). Ma il tentativo non riesce per la diffidenza che le società nutrono l'una verso l'altra, per gli screzi che dividono i dirigenti della Fratellanza(96).
Il 20 giugno torna alla carica col Giannelli, incitandolo a lavorare attivamente in seno a quelle società operaie delle quali fa parte, nella imminenza del congresso: questo deve risultar «composto di uomini nostri - aver quindi in mano nostra la classe operaia da un punto all'altro d'Italia. Per questo è necessario ch'io sia certo della maggioranza dei delegati delle società; certo che accetteranno i nomi ch'io, senza mostrarmi, suggerirei. Questo vi spieghi perché io, noncurante di chi oggi dirige, insistessi che tutti i nostri, invece di tenersi in disparte, si cacciassero nelle società della loro circoscrizione. È necessario formare una maggioranza. Raccolgo ora liste e dati statistici delle società operaie da Milano a Palermo»(97).
Il 13 settembre - mancano quattordici giorni alla inaugurazione del congresso - Mazzini si dichiara soddisfatto del lavoro compiuto. Egli spera che il congresso risulterà composto in maggioranza di uomini suoi; che approverà perciò l'unificazione delle società operaie(98). In tal caso è necessario uno statuto, che dia le direttive fondamentali per lo svolgimento della organizzazione in tutta Italia. Allora si rivolge nuovamente a Giannelli: «manderei io segretamente le basi dello statuto, tanto che costituisse un atto di iniziativa della classe operaia in Europa»; e gli suggerisce tre nomi di uomini fidati ai quali il congresso potrebbe affidare l'incarico di rediger lo statuto (ossia, come vedremo, di accettare quello da lui proposto)(99).
| |
Fratellanza Giannelli Italia Milano Palermo Italia Giannelli Europa
|