Poteva a buon diritto dichiararsi soddisfatto. In un anno aveva annodato relazioni con numerosissimi nuclei operai, era riuscito a farsi nominare, con i suoi piú fidi, socio onorario in molte società; moltissime società nuove si erano rivolte a lui per consigli; col 18 settembre «L'Unità italiana», che era il suo organo ufficiale, dedicava il numero domenicale agli operai, corredandolo di articoli sulle questioni del lavoro e di un largo notiziario sulla vita delle società di mutuo soccorso.
Solo il Piemonte, con la sua poderosa organizzazione, era rimasto estraneo a questo lavoro di propaganda.
Al Congresso di Firenze furono delegati da 124 società operaie 250 rappresentanti, dei quali 168 erano soci effettivi (operai e artigiani), gli altri soci onorari(100); ma quelli che in realtà vi presero parte furono solo 199. Conosciamo i loro nomi(101); è impossibile però classificarli tutti secondo il partito cui appartenevano, la maggior parte di essi non avendo lasciato memoria di sé in nessun campo. V'erano, tra gli altri, il Dolfi, il Mazzoni, il Savi, Felice Casaccia, Felice Dagnino, Girolamo Astengo, Siro Fava, appartenenti all'estrema sinistra mazziniana; Mauro Macchi, repubblicano federalista; Agostino Depretis, deputato di sinistra costituzionale; Gaspare Stampa, di idee non precise, ma tuttavia aderente alla sinistra d'azione; Pietro Sbarbaro per sua natura fuori d'ogni disciplina di partito; Francesco Domenico Guerrazzi(102), i due fratelli Boldrini e Giuseppe Montanelli, democratici moderati.
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