«La Nazione» ospita con molta compiacenza i loro sfoghi. Fin dal 30 settembre essa pubblica una dichiarazione firmata da quarantaquattro rappresentanti di società operaie, piemontesi le piú, liguri e lombarde le altre, con la quale si protesta «in modo solenne e formale» contro la votazione dell'ordine del giorno Montanelli «con cui si verrebbe ad introdurre nelle società di mutuo soccorso un principio politico che urta ed è eminentemente in opposizione al vero, al solo, al grande principio che informa le società stesse, che è quello del mutuo soccorso, della istruzione, della educazione e dell'amore al lavoro, dalle quali cose e da non altra qualsivoglia utopia può sorgere e grandeggiare in bene della patria italiana, la vera forza e la ricchezza sí morale che materiale». Seguono nei giorni successivi, sulla «Nazione», sulla «Gazzetta di Firenze», altre proteste con motivazioni che offrono un grande interesse. Il presidente della Società operaia di Valenza, ad esempio, si lamenta perché si son volute mutare «le nostre adunanze in circoli politici, in cui si agitano le medesime passioni che dodici anni fa rovinarono l'Italia. Che cosa dirà ella, signor direttore, quando sappia che il deputato di Cagliari si raccomandava ai suoi colleghi perché non lasciassero sola la povera Sardegna, che va a vendersi a qualcuno? quando si censura il Parlamento?»
In tutta la stampa s'accende una polemica vivissima tra politici e apolitici, tra moderati e uomini del partito d'azione.
«Noi non pensavamo - sentenzia "La Nazione" il 20 settembre - che la Toscana, dove le idee di libertà economica sono ormai passate nel sangue di tutti, potesse venir prescelta a discutere di argomenti pigliati a prestito dalla scuola socialista, o razzolati fra i vecchiumi del protezionismo(115) e usati sempre ad eccitare nelle masse incivili passioni».
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