Vi partecipano 106 società, delle quali 84 piemontesi, 6 emiliane, 5 liguri, 5 toscane, 5 lombarde e una di Napoli(132). Si discute e si approva il seguente ordine del giorno: «L'assemblea di Asti, mentre dichiara che lo scopo delle società di mutuo soccorso non è la trattazione della politica, e che per la propria conservazione e l'incremento del bene popolare, debbono anzi astenersene, non ammette dubbio che l'operaio possa con ciò essere buon cittadino». Si nomina quindi una Commissione (composta in maggioranza di democratici), perché faccia noti questi deliberati agli uomini di Firenze.
In tal modo, con una profonda divisione di forze, tra ire e recriminazioni, si risolve il tentativo di Mazzini volto a unificare, sotto la sua indiretta influenza, i nuclei operai d'Italia. L'esule, che tante speranze ha fondato sui risultati del Congresso di Firenze, ne è addoloratissimo; ma è uomo che l'insuccesso non ha mai scoraggiato, anzi ritemprato di forze. Giudica gli ultimi avvenimenti come sintomi della immaturità del movimento operaio italiano e della necessità in cui questo si trova d'esser guidato da mano saldissima. Perciò, mentre s'affanna a tener vive e a moltiplicare le relazioni con le società amiche, mentre, in ogni lettera che scrive, trova modo di far rilevare quanto sia degradante per l'operaio il concetto che di lui mostrano di avere i moderati(133), Mazzini, attuando i propositi espressi innanzi il congresso, si mette in comunicazione con quei tre suoi amici, che sono stati incaricati di elaborare lo statuto per le società operaie unificate.
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