Il 29 agosto s'ebbe il dolorosissimo scontro di Aspromonte.
Il successo dei mazziniani che, in sostanza, eran riusciti a convertire alla loro tesi i democratici contrari alla politicitą delle societą operaie, era dunque durato ben poco. Trionfavano i moderati, che avevano ora buon giuoco nell'accusarli di subordinare gli interessi operai ai loro fini politici partigiani. E al punto di vista dei moderati s'avvicinarono ora anche molti nuclei operai che avevan patito le conseguenze del rigore governativo o avevano avuto comunque agio di constatarne gli effetti.
In queste condizioni era assolutamente impossibile convocare il Congresso operaio. La Commissione permanente eletta a Firenze fu costretta a riconoscerlo: «lo stato d'assedio proclamato nelle province napoletane e siciliane - scriveva - non permetterebbe a un terzo d'Italia d'esser rappresentato in questa assemblea e la maggior parte delle societą della Lombardia, della Liguria, della Toscana, dell'Emilia, della Romagna e della Sardegna non sarebbero al grado di nominar delegati, essendo state sciolte con una ordinanza ministeriale del 23 agosto p. p.»(141).
Nonostante questa crisi, il 1862 non segna affatto una sosta nel movimento di organizzazione operaia.
La statistica delle societą di mutuo soccorso eseguita in quell'anno ci dą minuti ragguagli in proposito: in tutto il 1862 eran sorte 93 societą nuove, delle quali 14 in Piemonte, 19 in Lombardia, 5 in Liguria, 10 in Emilia, 17 in Toscana, 10 nelle Marche, 4 in Umbria, 1 in Abruzzo, 4 in Puglia, 2 a Napoli, 4 in Sicilia.
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