Sí che in tutt'Italia, le società esistenti al 31 dicembre 1862 erano 445. E bisogna tener sempre presente che le cifre della Statistica sono indice di un movimento assai piú esteso(142).
Di queste 445 società, un 400 circa raccoglievano lavoratori manuali - intendo operai, artigiani e contadini; le altre eran costituite fra piccoli impiegati, commessi, artisti. Il maggior numero delle società s'addensava nell'Italia settentrionale: contro 165 che ne contava il Piemonte e 83 la Lombardia, le province napoletane non ne contavano che 19 e 8 la Sicilia e 3 la Sardegna.
Il patrimonio globale di 408 di queste società ammontava a L. 2715748 (ossia L. 6631 come capitale medio di ogni società), che solo per metà era stato raccolto con le contribuzioni dei soci effettivi(143). S'intende che le società piú ricche erano quelle del Nord, e specialmente quelle piemontesi, da piú lungo tempo fondate.
Un fenomeno molto interessante e significativo è quello dei soci onorari: su 121635 soci appartenenti a 408 società, ben 10027 erano onorari. Bisognerebbe poter distinguere, tra di essi, i personaggi politici influenti, da quei soci facoltosi che avevano incoraggiato finanziariamente il sorgere delle società e che in certo modo ne garantivano il bilancio. Ma i dati che possediamo non sono cosí particolareggiati da permettere tale indagine. Si può dire soltanto questo: che le società influenzate dai mazziniani eleggevano di solito a soci onorari personalità politiche della sinistra; le altre, quelle influenzate dai conservatori e dai moderati, preferivano appoggiarsi a personalità locali, per niente in vista nella lotta politica, ma larghe in appoggi finanziari(144).
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