Purtroppo la Statistica del 1862 non dà precise notizie sul numero di queste società professionali; nelle Considerazioni generali preliminari vi si accenna solo genericamente: senza dubbio i dati mancavano anche alle autorità per il silenzio molto comprensibile mantenuto dalle società incriminate.
Società professionali o cumulative estendevano poi la loro attività in molti altri campi attigui al mutuo soccorso; quali fondavan scuole serali o festive, quali biblioteche, quali giornali, quali funzionavano da casse di prestito per gli operai, garantendosi sul loro salario. Ventisei di esse avevano istituito spacci cooperativi - detti Comitati di previdenza - ad uso dei soci(150).
Fu questa una prima fioritura della cooperazione di consumo, la quale per altro ebbe durata brevissima. Il sistema amministrativo sul quale quasi tutte le cooperative sorte in questo periodo si fondavano era quello di vendere a prezzo di costo: sistema apparentemente eccellente, apparentemente piú vantaggioso di qualunque altro per il consocio acquirente; in realtà rovinoso, in quanto la singola cooperativa, rinunciando ad accumulare un piccolo capitale ricavato dal giornaliero guadagno, si trovava poi impreparata e impotente a superare eventuali crisi, carestie o rinvilii improvvisi - e falliva. Solo due anni piú tardi fu riconosciuta la bontà di altri sistemi.
La cooperazione di produzione seguitava a muovere, con molta lentezza, i suoi primi passi. La Società italiana degli operai uniti, in Torino, aveva aperto un laboratorio di falegnameria, a disposizione dei soci disoccupati(151).
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