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      Ma i nomi che vi sono firmati, sono quasi tutti di avvocati, dottori e professori»; e aveva consigliato - coerente a tutto il suo sistema di concepire la vita d'una collettività, fosse essa una modesta associazione o un grande Stato - di lasciare la massima autonomia alle singole sezioni-società, abbandonando l'idea che si potesse dal centro prestabilire e controllare la vita di tutte le lontane sezioni, disapprovando il modo seguito per conceder sussidi: «io riprovo tutto ciò che ha la vieta forma dell'elemosina e dell'umiliazione. Voi dovete coltivare nel povero un sentimento di modesta dignità». Da ultimo si era dichiarato contrario alla politicità dei congressi operai: «Non tutti quelli che hanno diritto a parteciparvi possono risolutamente e impunemente porsi al seguito della vostra opinione, prima forse d'averla potuta intendere ed apprezzare. Voi restringete dunque di vostra mano l'ingresso a quelle società, nel cui seno la vostra opinione dovrebbe acquistare spontaneo favore»(177).
      Queste idee eran cadute nel vuoto(178).
      Ma anche i membri della Commissione permanente incaricata di compilare lo statuto si rivolsero (intermediario Gaspare Stampa) a Cattaneo perché desse loro un consiglio in proposito.
      Cattaneo, acconsentí, anzi presentò loro addirittura un suo originale Regolamento per la Federazione delle società operaie italiane (6 marzo), del quale potevano liberamente usare, purché non facessero il suo nome(179).
      Paragonare questo progetto con quello di Mazzini del 1861 è cosa di estremo interesse, tanto e l'uno e l'altro ci appaiono emanazione immediata, caratteristica, inconfondibile di queste due personalità cosí fondamentalmente diverse.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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