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      Nel 1863 si era aperto a Genova lo Stabilimento degli artisti tipografi, il cui capitale era stato costituito con l'emissione di 250 azioni da L. 78, pagabili a L. 0,50 la settimana(198); e un forno sociale a Ferrara(199). Anche la Società degli operai uniti di Alessandria aveva sui primi del '64 emesso un prestito a fine di aprire un mobilificio sociale(200). Nel febbraio un gruppo di lavoranti calzolai, a Genova, aveva inaugurato un laboratorio(201). La Fratellanza artigiana di Firenze aveva accordato un prestito di L. 5000 a una società cooperativa fra muratori e stabilito di incoraggiar sempre nella misura del possibile tentativi analoghi compiuti da suoi soci(202). I lavoranti caffettieri di Genova avevano aperto una fabbrica di birra e gazosa nell'agosto 1864; non era mancato loro il consueto incoraggiamento di Mazzini: «Non vi stanchino le prime difficoltà - egli scriveva loro il 25 agosto 1864. - La cooperazione di tutti le supererà. Voi avete in mano la piú santa causa che esista, quella dell'indipendenza del lavoro. Il problema fu agitato clamorosamente e con modi pericolosi in Francia, con poco frutto. Date voi, operai d'Italia, la gloria alla patria vostra di sciogliere questo problema col fatto, coi vostri sacrifici, colla vostra economia, senza ire funeste tra classe e classe, colla quieta costanza di chi vuole davvero»(203).
      Mazzini incoraggiava e scriveva lettere di plauso. Luzzatti, Viganò, Revel ed altri studiavano il miglior ordinamento pratico delle cooperative di produzione e in conferenze, in congressi(204), in opuscoli e volumi esponevano i risultati delle loro ricerche agli operai.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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