Fatta approvare una dichiarazione secondo la quale si affermava esser scopo dell'Internazionale «il promuovere il progresso morale intellettuale ed economico delle classi operaie europee, attraverso un accordo fra le varie associazioni operaie in tutta Europa, al fine di ottenere unità d'intenti e unità d'azione», egli lesse l'Atto di fratellanza delle società operaie italiane (quello stesso che venne poi adottato nel Congresso di Napoli), proponendo di utilizzarlo per l'Internazionale. I membri del sottocomitato lo trovarono eccellente e deliberarono di presentarlo al Comitato provvisorio insieme con una dichiarazione di principî letta da un owenista inglese(218).
Il Comitato generale (al quale si erano intanto aggiunti altri membri, tra i quali gli italiani Setacci e Aldovrandi, rispettivamente vicepresidente e consigliere della Società operaia italiana), nella sua seduta del 12 ottobre lodò la proposta di Wolff, rimandandola al sottocomitato per una semplice revisione. Quest'ultimo provvide a fondere le dichiarazioni del rappresentante italiano e di quello inglese, aggiungendovi una dichiarazione preliminare di principî redatta da un francese.
Se nessun fatto nuovo fosse intervenuto, l'Internazionale sarebbe stata governata dagli statuti mazziniani, sia pur riveduti e corretti. Ma Carlo Marx, avvertito del pericolo, accorse, il 19 ottobre, alla terza seduta del sottocomitato: assente il Wolff, allora allora partito per Napoli(219), gli venne data lettura del progetto approvato nella seduta precedente.
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