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      «Restai proprio spaventato - scrisse pochi giorni dopo all'amico Engels - quando udii il buon Le Lubez (il rappresentante francese) leggere un preambolo inutile, fraseologico, malamente scritto e assolutamente infantile, che pretendeva di essere una dichiarazione di principî, nel quale ad ogni punto si sentiva Mazzini incrostato con pezzi di socialismo francese»; inutile riportarlo, ché Engels ben sapeva con quale spirito e con quale fraseologia Mazzini affrontasse la questione operaia: «Mirava all'impossibile, una specie di direzione centrale (naturalmente con Mazzini in fondo) della classe operaia»(220).
      Restò molto spaventato, ma non lo dette a vedere; anzi approvò, con tutti gli altri membri del sottocomitato, il programma italo-anglo-francese; suggerí soltanto che se ne migliorasse qua e là la forma e riuscí a ottenere che si affidasse a lui tale incarico.
      Deciso a «non lasciar stare, dov'era possibile, neppure un rigo di quella roba», rifece di sana pianta il preambolo, ridusse a dieci i quaranta articoli dello statuto già approvato, scrisse un indirizzo alle classi operaie interamente nuovo; sostituí, insomma, al documento affidatogli per una semplice revisione formale, un documento affatto diverso, specchio della sua personale visione del movimento operaio.
      Gli altri membri del comitato, che evidentemente non avevano idee troppo precise sull'argomento, nella seduta del 1° novembre approvarono senz'altro le sue fatiche. Wolff, che avrebbe potuto sostenere il punto di vista mazziniano, non c'era.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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