Essi rispecchiavano le sue idee, ma non tutte le sue idee. A differenza di Mazzini, egli aveva voluto fare in modo che la nuova associazione potesse incontrare il favore del piú gran numero di organizzazioni operaie in tutta Europa; attraverso il Consiglio generale - organo direttivo con poteri da principio abbastanza limitati - egli avrebbe poi cercato di far prevalere un programma sempre piú preciso ed esclusivista.
V'eran tuttavia due punti fondamentali nello statuto marxista che da soli bastavano a segnare una nettissima opposizione col programma mazziniano: l'uno, là dove si dichiarava che ogni movimento politico doveva esser subordinato al grande fine della emancipazione economica del proletariato(224); l'altro che, attraverso alla celebre espressione: «l'emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi», bandiva in sostanza la lotta di classe. Solo le considerazioni or ora svolte ci aiutano a capire come Mazzini anziché insorgere contro la proclamazione di questi due principî e di altri di minore importanza anch'essi in contradizione con tutto il suo modo di pensare(225) potesse mantenere cordiali se pur non diretti contatti con l'Internazionale.
Per molto tempo egli sperò di poter neutralizzare l'influenza di Marx, e giovandosi delle simpatie che riscuoteva tra i trade-unionisti inglesi e dell'opera dei suoi amici italiani, di sostituirsi a lui nell'effettiva direzione dell'Internazionale.
Il temperamento, la coltura, le aspirazioni, il genio di Marx e di Mazzini erano troppo diversi perché potessero conciliarsi.
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