Il suo segretario (Wolff) parte infatti per Napoli dove si reca a portare la buona novella della fondazione dell'Internazionale; e, a Napoli, i congressisti operai si propongono di partecipare al I Congresso internazionalista. A Wolff, Fontana, Lama, Setacci, Aldovrandi si aggiungono, nel Consiglio generale, altri italiani: Solustra e Nusperli (22 novembre), Bagnagatti (29 novembre). Setacci anzi viene nominato vicepresidente e Fontana segretario corrispondente per l'Italia.
È falso dunque, se non altro, quanto scrive Engels a Marx, il 7 novembre, rallegrandosi dei successi dell'amico: «Buona soprattutto l'influenza sugli italiani, una vera fortuna, cosicché giungerà inaspettato al bravo Giuseppe che finalmente il suo "Dio e popolo" sia finito fra gli operai»(230). Piú esatte se mai le parole di Marx, in una lettera del 18 novembre: «Mazzini ist rather disgusted [sic] che i suoi uomini sottoscrivano con noi; mais il faut faire bonne mine à mauvais jeu»(231).
Tanta bonne mine fa Mazzini che il 13 dicembre la Società operaia italiana di Londra entra in massa, con i suoi trecentocinquanta soci, nell'Internazionale, facendosi precedere da un entusiastico manifesto di adesione(232) e il 18 febbraio 1865 il foglio genovese «L'Unità italiana», che è la gazzetta ufficiale del mazzinianismo, racconta con lusso di particolari come è nata l'Internazionale e ne riproduce integralmente indirizzo e statuti. Wolff, tornando dall'Italia, annuncia, nella seduta del 21 febbraio, che le società operaie di Alessandria e di Brescia lo hanno incaricato «di esprimere loro amichevoli sentimenti verso il consiglio nonché la loro cordiale approvazione dei fini dell'associazione e speranza di poter presto entrare nella fraterna unione».
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