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      Di qui la comprensione stupefacente che egli ebbe degli ambienti piú diversi. Chi legga oggi certi giudizi suoi dell'Italia, delle sue classi dirigenti, dei suoi uomini piú notevoli espressi soltanto pochi mesi dopo esservi giunto, non può non restarne colpito. L'esagerazione, la generalizzazione, il paradosso che quasi sempre li infirma, non sono che veli superficiali sotto ai quali trapela la osservazione acuta e originale. Questa facoltà di penetrare il carattere di ogni paese e di viverne le aspirazioni e i problemi fece sí che, prima che un internazionalista per ragionamento, egli fosse un internazionalista per istinto, per intima e prepotente necessità.
      Altri pensatori, altri uomini d'azione, studiando una questione o maturando un programma pratico, muovono da una limitata esperienza nazionale e s'illudono che le necessità siano le stesse nei vari paesi. Bakunin, muovendo da una vastissima esperienza, sapeva trovare i punti di contatto tra le varie esigenze nazionali - insisteva su questi, e tralasciava il resto; in tal modo riusciva a legare assieme uomini di ogni nazione. Insomma un romantico rivoluzionario in cui si alternavano o si fondevano, al fuoco di un perenne entusiasmo, idealismo disinteressato e meschina avidità, forza di sacrificio ed impulsi egoistici, concretezza e ingenuità.
      Costantemente animato da sincera convinzione, poté esercitare intorno a sé larga e profonda influenza; formidabile assimilatore, subiva poi egli stesso, in altissimo grado, le altrui influenze; a tal punto che non sarebbe impresa impossibile quella di ricostruire le varie fonti del suo pensiero seguendo l'ordine delle sue letture e sapendo con quali uomini ebbe via via relazioni intellettuali.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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