Riassumerlo brevemente, questo suo pensiero, non è facile: Bakunin non riuscí mai a riordinare in un sistema vero e proprio le idee che andava esponendo in innumerevoli scritti, per inorganicità di pensiero, forse, o perché le vicende agitate della vita non glielo permisero.
Lo studioso deve perciò far lui questo lavoro faticoso, spigolando nel suo copiosissimo epistolario, nella raccolta delle opere(238), esaminando abbozzi, manifesti, discorsi, proclami(239).
Il cardine intorno al quale ruotano tutte le idee del Bakunin è il concetto di libertà; basta seguirne, nei suoi scritti, lo svolgimento, per portare alla luce il nucleo sostanziale del suo pensiero.
La libertà deve regolare i rapporti tra le nazioni, come i rapporti tra la nazione e le sue singole parti; dev'essere base di esistenza per ogni individuo; egli è «un amante fanatico della libertà» perché la considera «come l'unico ambiente in cui possono svilupparsi e progredire l'intelligenza, la dignità e la felicità degli uomini»(240).
Bakunin non ammette che la libertà individuale sia limitata dalla libertà degli altri individui: in questa formola ravvisa l'origine del dispotismo, in quanto vi corrisponde e ne deriva, in pratica, l'ordinamento della società concepita come regolatrice e limitatrice della libertà individuale. La società non deve essere invece che la conferma, lo specchio, la garanzia della libertà individuale; e questa, lungi dal trovare un confine nella libertà degli altri, deve risultarne anzi confermata, estesa.
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