Giunge infine a Firenze e vi si trattiene fino all'agosto. Di questo primo soggiorno in Italia Bakunin approfitta per maturare definitivamente il suo programma sociale: fino allora ha dedicato gran parte della sua attività alla battaglia per la libertà in Russia e per il diritto nazionale in Polonia; adesso si trova in un paese che, risolto il problema delle libertà costituzionali e della indipendenza nazionale, è ben lungi dall'avere raggiunto un definitivo assestamento; un paese in cui la rivoluzione politica non è stata affatto seguita da un progresso immediato, visibile, della maggioranza della popolazione. L'osservazione di questo fatto esercita una decisiva influenza sul suo spirito.
A Firenze egli annoda numerose relazioni, specie nell'ambiente democratico massonico; conosce Alberto Mario, Lodovico Frapolli, Luigi Castellazzo, Beppe Dolfi, Giuseppe Mazzoni, Ettore Socci, Andrea Giannelli, Berti Calura, De Gubernatis; rivede Ludmilla Assing. Frequenta quel circolo di scienziati positivisti, che si raggruppa attorno ad Ugo Schiff e ad Alessandro Herzen (figlio del rivoluzionario russo suo intimo amico) e che allora, in Firenze, è molto in vista(245).
Vuol farsi un'idea del valore dei partiti politici italiani, soprattutto di quello di sinistra, che è il piú vicino alle sue idee. «Presso noi - scrisse Andrea Giannelli - Bakunin fece tesoro della sua amicizia con G. Mazzini altamente lodandone le qualità politiche tanto ch'egli riuscí ad attirare le nostre simpatie»(246).
La sua prima impressione della lotta politica in Italia non è buona.
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