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      Lo seguiva perfino - e con quanto fervore - il capo riconosciuto del movimento democratico, Giuseppe Garibaldi; il quale, movendo da un anticlericalismo istintivo ed ostinatissimo, che non di rado lo portò a trascendere ogni limite negli attacchi quotidiani alla religione ufficiale dello Stato, era giunto a un suo culto della ragione che, per esser teoricamente vago e indistinto, non per questo era meno saldo e ribadito e ostentato.
      In questo ambiente di mazziniani ortodossi e di mazziniani dissidenti sul problema religioso, di positivisti misurati e serii, di materialisti, di razionalisti e di liberi pensatori tra i quali si potrebbe distinguere tutta una gamma di interpretazioni e di atteggiamenti diversi che andavano dalle logiche deduzioni delle nuove correnti scientifiche a una giovanile superficiale ribellione contro la visione tradizionale dei sommi problemi, si infiltrò il deciso ateismo di Michele Bakunin.
      Resosi conto delle tendenze prevalenti nella Sinistra democratica, il russo, insinuandovisi, lavorò soprattutto su quei punti intorno ai quali esistevan già evidenti possibilità di accordo: tentando cioè di sfatare le illusioni sulle possibilità di una lenta riforma in senso democratico della costituzione politica e di sostituire al blando rivoluzionarismo mazziniano la sua idea di rivoluzione esclusivamente sociale, non italiana, ma europea, basata sull'immediato raggiungimento di un generale livellamento di classi; dimostrando la inanità del movimento operaio quale era andato fino allora svolgendosi e la necessità di pensare a una organizzazione generale di tutta la massa lavoratrice; criticando il concetto di unità quasi forzata, autoritaria, perché d'ispirazione divina, che era centro della dottrina mazziniana, e dimostrando ai federalisti che il loro principio andava applicato non alla sola organizzazione politica del paese, ma al disegno di una riforma totalitaria nella costituzione della società umana; facendo leva sull'atteggiamento libertario assunto da moltissimi democratici di fronte al problema religioso e sostenendo essere illogico e irrazionale non mantenerlo di fronte a ogni altro problema spirituale o materiale, individuale o collettivo.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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