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      Con questa opera personale di persuasione, Bakunin si riprometteva di formare una élite di uomini intelligenti e attivi che costituissero lo stato maggiore dei prossimi moti sociali. Era un lavoro preparatorio lento e paziente, ben difficile oggi a documentare. Poiché non in altro consisteva che in conversazioni, riunioni segrete e poco numerose, nelle quali si preparavano vasti progetti destinati a crollare al primo contatto con la realtà; non ne poteva restare ricordo che negli scritti di Bakunin e in quelli dei suoi primi seguaci italiani: ma Bakunin è stato singolarmente parco di notizie su questo periodo della sua attività; gli altri, che allora subirono il suo fascino personale e si lasciarono andare a entusiasmi presto sbolliti ed a promesse presto ritirate, ne parlarono, in seguito, il meno possibile. Ci restano, è vero, alcuni manifesti, programmi, progetti; ma bisogna dare a questi documenti un valore molto relativo: dietro di essi non c'è che un'ombra di quel vasto movimento che vorrebbero rappresentare. La grafomania fu una tra le caratteristiche di Bakunin: e chi, dall'abbondanza di statuti e progetti arguisse una larga fortunata propaganda, sarebbe quanto mai lontano dalla verità.
      I frutti immediati dell'attività bakunistica in Italia, tra il '64 e il '67, furono in realtà scarsissimi. Ma era la prima volta che agli occhi di molti, avvezzi a considerare il mazzinianismo come la soluzione piú rivoluzionaria possibile dei problemi italiani, si apriva un orizzonte nuovo e, almeno in apparenza, infinitamente piú vasto.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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