Pene tremende sono comminate ai traditori, agli apòstati, e una severità grandissima deve presiedere alla accettazione di nuovi fratelli.
Di questa società segreta dà qualche notizia Angelo De Gubernatis che fu tra i primi, a Firenze, a subire il fascino di Bakunin e che, per dedicarsi alla propaganda e per adattare la sua vita ai nuovi principî rivoluzionari, volle rifiutare ogni privilegio e presentò le dimissioni da professore universitario (ben presto però si pentí del suo entusiasmo e tornò ai piú pacifici studi del sanscrito): «si doveva fra lui [Bakunin] e me stabilire un cifrario misterioso ch'egli ed io soli avremmo dovuto conoscere... Prima di essere ricevuto nel consesso, sarebbe stato necessario che, in casa del fornaio Beppe Dolfi, io mi sottoponessi a un interrogatorio il quale sarebbe fatto da uno dei triumviri della Repubblica toscana del 1848, Giuseppe Mazzoni di Prato»(263). De Gubernatis si trovava allora in uno stato d'animo di esaltazione giovanile per cui sarebbe stato riconoscente a chi gli avesse offerta «un'occasione di morir presto, di morir bene, di morir solo, rumorosamente, per tutti»(264). La dottrina di Bakunin rispondeva pienamente a queste sue ingenue aspirazioni.
Non appena cominciò a lavorare, il suo entusiasmo si raffreddò: «vedevo intorno a me solo generali avidi di comando e nessun soldato». Ma era quello appunto il programma iniziale di Bakunin: creare una minoranza dirigente e comunicarle la scintilla rivoluzionaria: le masse sarebbero venute poi(265).
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