Il contatto con la borghesia ha rovinato gli operai, afferma Bakunin; il patriottismo dei borghesi li ha contaminati; e forse egli ha presente la grande Società operaia di Napoli, dominata da elementi democratici borghesi, che ha fatto voti per la liberazione di Roma e di Venezia; probabilmente gli amici napoletani lo hanno informato dell'andamento di quel Congresso di Napoli, che ha ripetuto le mille volte agli operai essere loro primo dovere la liberazione delle province ancora soggette allo straniero. Il patriottismo è un veleno, che Mazzini e Garibaldi hanno inoculato negli operai italiani: i quali «sono schiacciati sotto il peso di un lavoro che basta appena a nutrire loro, le loro donne, i loro fanciulli, maltrattati, malmenati, morenti di fame, e spinti, diretti, lasciandosi trascinare ciecamente dalla loro borghesia radicale e liberale, parlano di marciare su Roma, come se dal Colosseo e dal Vaticano possano venir loro la libertà, il riposo e il pane... Queste preoccupazioni esclusivamente politiche e patriottiche sono molto generose, senza dubbio, da parte loro. Ma bisogna anche confessare che sono molto stupide»(280). - Il veleno del patriottismo borghese non è penetrato invece nelle masse agricole, sí che queste serbano intatto l'istinto rivoluzionario: «Sotto il rapporto della rivoluzione sociale, si può dire che le campagne d'Italia sono anche piú avanzate delle città»(281).
Bakunin è in ordine di tempo il primo in Italia che si occupi delle masse agricole del Mezzogiorno, senza considerarle strumenti di reazione e non deplorando l'avvenuta unificazione nazionale.
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