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      «Mi son dato con volontà feroce, superiore alle mie condizioni fisiche a conquistarci, con intenzioni pratiche, il Mezzogiorno», scrive, il 2 dicembre 1865, a Federico Campanella(283).
      Se ne sente il contraccolpo nelle lettere di Bakunin, purtroppo quasi unico insufficientissimo documento di una attività che, per tanti rispetti, meriterebbe d'essere un poco piú nota.
      2 marzo 1866: «L'Italia unificata si sfascia. L'opposizione contro il governo si accentua di piú in tutte le province. Il deficit, la paura di nuove imposte, il ribasso dei terreni, l'oppressione e i cavilli della burocrazia, l'arrestarsi di tutti gli affari, tutto questo, riunito, provoca, finalmente, una irritazione nella popolazione ed eccita anche i piú indifferenti, i piú apatici»(284).
      19 luglio 1866: (quando già Mazzini, riprendendo la intransigenza repubblicana, ha fondato la sua Alleanza) «Sono stato obbligato a lavorare enormemente, soprattutto contro le idee e le passioni cosí dette nazionali, contro l'odiosa teoria del patriottismo borghese diffusa da Mazzini e Garibaldi. Ma, dopo un penoso lavoro di tre anni consecutivi, comincio ad ottenere dei risultati pratici... La maggior parte delle organizzazioni mazziniane dell'Italia meridionale, della Falange sacra, sono passate dalla parte nostra». E piú oltre: «soprattutto nell'Italia meridionale, il basso popolo accorre in massa verso di noi, non ci manca davvero la materia prima, ma piuttosto mancano uomini istruiti e intelligenti che agiscano con franchezza e che siano capaci di dare una forma a questa materia prima.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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