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      Progrediva sí, il movimento operaio di mutuo soccorso (le società, nel 1865, salivano a 519)(293); continuava lo sviluppo delle cooperative (7 cooperative di produzione fondate nel 1865(294), 3 nel 1866(295)), ma intanto, nel maggio 1865, tumultuavano i lavoranti delle ferrovie in Sardegna e nelle Puglie(296) e gruppi di lanaioli disoccupati invadevano, ad Arpino, uno stabilimento, distruggendone le macchine(297) e, nel giugno, i disoccupati inscenavano dimostrazioni paurose a Como(298) e in tutto il Piemonte i cappellai minacciavano lo sciopero e pretendevano miglioramenti(299); e agitazioni e scioperi si seguivano e si moltiplicavano di mese in mese(300). A questi preoccupanti segni di malcontento della massa operaia, altri se ne aggiungevano, che davano la misura dello stato d'animo dei contadini. In moltissime località si verificavano tumulti contro l'inasprimento delle tasse: come - per limitarsi al 1865 - a Sessa (Gaeta) in aprile, a Sestri Levante nel maggio, a Legnano, a Verano (Milano), ad Arluno (Milano) nell'agosto, a Brescia, ad Albenga nel settembre(301).
      Mazzini, informato di tutto ciò, avrebbe dunque dovuto non soltanto non tacere del socialismo, ma affrontarlo in pieno, e impegnare fin d'allora la sua battaglia per tentare di arginarne i progressi. Ma la rinnovata attività politica assorbí tutta la sua attenzione.
      Soltanto Bakunin continuava nella sua propaganda, la quale assumeva di giorno in giorno un colorito sempre piú nettamente antimazziniano. Ormai il russo non scriverà piú due righe sull'Italia, senza cacciarvi dentro una tirata contro Mazzini; al quale attribuisce la colpa di aver rovinato la democrazia italiana e di avere isterilito il movimento operaio, propinandogli gli estratti del suo sistema addormentatore.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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