«Les choses marchent - scrisse ad Engels, l'11 settembre 1867. - Alla prossima rivoluzione, che è forse piú vicina che non sembri, noi (ossia tu ed io) avremo questo strumento in mano nostra. Paragona a questo il risultato delle operazioni di Mazzini, ecc., da trent'anni a questa parte. E tutto ciò senza denaro e nonostante gli intrighi proudhoniani di Parigi, di Mazzini in Italia, avendo contro di noi Ogder, Cremer, Potter a Londra... e Schultze-Delitzsch e i lassalliani in Germania. Davvero, possiamo essere soddisfatti!»(326).
Gli internazionalisti riuniti a Losanna decisero di intervenire ufficialmente al I Congresso convocato dalla Lega della pace e della libertà, che doveva riunirsi a Ginevra qualche giorno dopo. Questo Congresso sollevò molto scalpore in tutta Europa per la pubblicità che gli si dette e per il nome dei partecipanti.
Mazzini aveva da poco fondato la sua Alleanza repubblicana universale; e fuor di quella e della sua diffusione in tutti gli Stati non vedeva salute o speranza di progresso. Perciò, invitato, rifiutò di recarsi a Ginevra. E in una lettera, che fu resa pubblica, ne spiegò il motivo: non pace, ma libertà e giustizia bisognava cercare, queste soltanto avrebbero portato, per naturale conseguenza, alla pace; lotte e guerre sarebbero state probabilmente necessarie per raggiungerla, come dunque aderire fino da allora alla pace ad ogni costo?
L'intento comune dei democratici veri non era forse quello di «un'ultima, grande, santa crociata, una battaglia di Maratona a pro' dell'Europa, pel trionfo del principio progressivo sul principio di retrocedimento o d'inerzia»?(327). L'esperienza e il buon senso insegnavano inoltre che iniziative sul genere della Lega potevano a priori preconizzarsi sterili di qualunque resultato.
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