Ma un gravissimo colpo, soprattutto, a quella organizzazione operaia cui egli, ormai da tre anni, non dedica che scarsa attivitą: anche nel '67 son rare le sue lettere alle societą operaie, rari i segni del suo interessamento.
Tale organizzazione continuava a progredire(333), ma il disinteressamento dei democratici le toglieva la vivacitą che, prima, le veniva dai continui sforzi di rinnovamento, dalla continua ricerca di nuove vie e nuove provvidenze. Solo la cooperazione, ormai affatto indipendente da Mazzini, si sviluppava con grande successo, protetta e incoraggiata da quel gruppo di intellettuali attivi ed intelligenti, cui gią si č accennato, che si riunivano intorno a Luigi Luzzatti. Nasceva a Milano il giornale «Cooperazione e Industria», diretto appunto dal Luzzatti(334), veniva fondata l'Associazione industriale italiana, dedicata alla diffusione delle cooperative.
Qua e lą continuavano a sorgere giornali dedicati alla classe operaia. Il piś interessante di tutti, nel 1867, era «L'Eco dell'Operaio», settimanale fondato a Bologna il 6 aprile da Pietro d'Amico, che discuteva i problemi del lavoro con praticitą e con fermezza, dimostrando una precisa conoscenza delle effettive condizioni economiche del proletariato. Il suo linguaggio aperto e risoluto, la sua radicale concezione classista gli valsero il sospetto e i sequestri dell'autoritą politica(335).
Unica nuova tendenza nel movimento operaio i rapporti che ora di frequente si stabilivano tra societą italiane e straniere, tra gruppi d'operai italiani e d'altre nazionalitą(336).
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