I giornali conservatori e moderati sono allarmatissimi. «La fiducia di tutte le cose - scrive "La Perseveranza" - va scemando ogni giorno... un'irritazione d'indefinibile malcontento occupa gli animi... l'avvenire prossimo si presenta minaccioso sempre di piú».
«La Nazione», commentando lo sciopero di Bologna, dice qualcosa di molto interessante (16 aprile 1868): «I disordini di Bologna appariscono, pel loro carattere e pel loro procedimento, un episodio di quel tristo dramma, che da qualche tempo si svolge in Inghilterra, in Francia, in Belgio, in Svizzera, in Baviera, si può dire ormai in ogni parte d'Europa. Qualche luce su questo episodio possono gettare per avventura le rivelazioni che contenevano in questi giorni i fogli di Ginevra. Secondo quei fogli, lo sciopero nel Cantone continuava, e lo attribuivano esclusivamente alle triste arti dell'Associazione internazionale dei lavoratori colà stabilitasi... Si leggano i ragguagli dei disordini bolognesi, e si vegga se i procedimenti non si somiglino nei due paesi...» È dovere l'esaminare d'urgenza «se fra le piaghe delle questioni politiche non se ne asconda una piú terribile, questa, che vuol essere inesorabilmente risoluta, sotto pena di catastrofi, a cui non si può pensare senza raccapriccio: la questione sociale»(355).
È il primo grido d'allarme sull'Internazionale.
La quale, all'estero, faceva progressi giganteschi: interi gruppi di leghe operaie in Svizzera, in Germania, nel Belgio, in Austria aderivano alla nuova potenza; tra la borghesia e tra gli stessi operai cominciavano a formarsi e a circolare leggende sulla sua misteriosa forza e sui suoi mezzi colossali.
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