Nella Relazione della Commissione d'inchiesta sui casi dell'Emilia pel macinato(390) si ricercano le cause determinanti delle sommosse; quella sulla quale piú si insiste - per quanto si dia molto peso anche alla campagna condotta dai partiti estremi e alla inerzia colpevole degli elementi liberali e moderati - è appunto il triste stato delle masse. Secondo i calcoli ufficiali, la media delle imposte, tasse, diritti comunali e provinciali che si esigevano da ogni cittadino bolognese nel 1858 era di L. 26 a testa, di L. 18 da ogni modenese e reggiano, di L. 20 da ogni parmense. Nel 1867, le medie son cresciute rispettivamente a 43, 36, 34.
Perché l'Emilia è stato il centro della rivolta? Perché - spiega un redattore della «Gazzetta dell'Emilia», 9 gennaio 1869 - prima del 1860 «la popolazione della campagna godeva della predilezione di quei governi ed in ciò tengo per fermo vi fosse sagacità politica degna di essere da noi meglio imitata».
Perché a Parma o nel parmense si sono svolti gli episodi piú gravi? Perché - dice alla Camera il deputato Paini, nella seduta del 25 gennaio 1869 - questa città versa in una «condizione sociale infelicissima, condizione economica che non ha riscontro in alcun'altra provincia del regno. Parma, fino dal 1859, epoca in cui cominciò a far parte del regno, è soggetta a un deperimento economico continuo, di cui non abbiamo ancora raggiunto l'esito estremo... Questo decadimento ha spostato, ed è naturale, parecchi interessi, ha lasciato senza lavoro la numerosa classe operaia che si agita intanto in un malcontento legittimo: la parte colta ed intelligente della popolazione, immiserita anch'essa, ha perduto la calma, e non sa e non può moderare l'opinione pubblica»(391).
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