Pagina (179/458)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Loro nemico era l'iniquo assetto sociale, loro uniche armi l'associazione e la resistenza.
     
      Nei giorni seguenti ai disordini i giornali fanno un gran parlare di questione sociale e di socialismo; si accenna ad anarchici, a rivoluzionari, a socialisti. Tutto ciò è giustificato dalla gravissima preoccupazione diffusa tra i proprietari agricoli(402) e da alcuni episodi: assalti alle case dei ricchi, saccheggi, insulti ai signori. «La Nazione» grida l'allarme; si è proclamato «che era venuto il momento per i proletari di comandare e di avere»; «un pericolo gravissimo minaccia il paese»(403).
      Alla Camera tutti ragionano di socialismo. Il deputato Torrigiani invita il governo a studiare urgentemente le ragioni della rivolta, tenuto conto «dell'urto e dell'antagonismo manifestatosi tra le classi sociali dei proprietari e dei coloni». Egli è impensierito soprattutto per l'apparizione di «un sintomo nuovo nelle nostre popolazioni, il quale accenna al morbo del socialismo, di cui l'Italia aveva deplorato altrove i sinistri, ma erasi tenuta incolume e lontana»(404). Il ministro delle Finanze - Cambray-Digny - rispondendo al Torrigiani che «ci metteva ieri dinanzi agli occhi il fantasma del socialismo», ammette che effettivamente «qualche piaga ha mostrato di esistere». L'onorevole Bargoni scopre anch'egli «i germi latenti di una questione sociale» ma confida che il governo aiutato da tutti saprà volgerli al bene.
      Si scatenano aspre polemiche tra rossi, neri e moderati: gli uni son colpevoli di tutto perché fanno una propaganda d'odio; gli altri perché non si occupano del problema sociale.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





Nazione Camera Torrigiani Italia Finanze Torrigiani Bargoni