Bakunin poteva esser contento dell'attività dei suoi amici. Ciò che stupisce è che, nonostante lo sviluppo della sua azione socialista, e in Italia, di necessità, antimazziniana, egli cercasse di mantenere buoni rapporti sia con Mazzini che coi suoi luogotenenti. Sulla fine del 1869, infatti, trovandosi a Lugano cercò di incontrare Mazzini. Ma questi, ormai informato sui veri fini della propaganda bakunista, rifiutò di vederlo(455). Piú ingenui alcuni dei suoi seguaci: nel '69 stesso Quadrio si faceva un dovere di spedire puntualmente al russo «L'Unità italiana» da lui diretta e altri giornali italiani e stranieri(456).
Ma un'aperta rottura non poteva tardare.
4.
Prime persecuzioni contro gli internazionalisti
La sezione di Napoli, organizzata in corpi di mestiere, progrediva assai rapidamente, tanto che al principio del '70 contava, a quanto pare, intorno a tremila soci(457). Sia per questo fatto, sia per l'eco delle discussioni svoltesi nel Congresso di Basilea, fatto sta che le autorità napoletane si misero in una certa apprensione. Sul principio di febbraio una quarantina di operai pellettieri, alcuni dei quali internazionalisti, vennero espulsi da una fabbrica, senza che le rimostranze di una commissione, da essi nominata, valesse a far ritirare il provvedimento. Gli operai, riuniti alla sede dell'Internazionale, provocarono allora lo sciopero; e la sezione s'incaricò di passar loro un modesto sussidio giornaliero. Furono cosí messi in grado di resistere per alcuni giorni. Ma la polizia intervenne e, sciolta un'assemblea degli operai scioperanti, trasse in arresto il Caporusso, presidente della sezione, il segretario, Francesco Forte, l'avvocato Gambuzzi e due degli operai(458).
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