Altro documento dell'attività internazionalista in Italia è un foglietto, diffuso nel 1870, contenente un dialogo che si può considerare come un vero e proprio commento allo statuto dell'Internazionale. Esso è interessante anche come uno dei primi documenti estremisti antirepubblicani.
« - Che cosa è l'operaio nella società?
« - È l'uomo che lavora e che soffre piú di tutti.
« - Perché la classe dei lavoranti, che sono la maggioranza, non ha mai potuto migliorare il proprio stato?
« - Perché aspettò sempre la manna dall'alto, si fidò alle promesse dei governi, e delle classi agiate, e non pensò mai ad acquistare i suoi diritti con le proprie forze.
« - Possono gli operai sperare un miglioramento delle loro condizioni economiche da un mutamento della forma di governo?
« - Qualche vantaggio possono sperarlo, ma non possono essere certi che una repubblica li tragga dallo stato miserevole in cui si trovano rispetto alle altre classi sociali.
« - Ma come mai, se la repubblica proclama l'emancipazione del lavoro dal capitale, l'uguaglianza, la stessa parte dei doveri e dei diritti per tutti?
« - Certo la repubblica si fonda su questi principi; ma altro è proclamarli, altro attuarli realmente».
E il foglietto si dilunga a mostrare che è inutile cianciare di diritti civili e politici dell'operaio finché questi è cosí ignorante, inutile cianciar d'istruzione, finché non ha il tempo di coltivarsi. «Bisogna persuadersi di una verità; ed è questa: L'interesse delle classi privilegiate è incompatibile coll'interesse delle classi popolari, perché il primo vive della rovina del secondo.
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