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      Il suo atteggiamento è cosí incerto che, il 31 maggio, «Il Corriere di Milano» può accusare «L'Unità italiana» di voler giustificare gli eccessi di Parigi e scrive: «se fossero essi dell'"Unità" al potere, chi sa se Mazzini stesso non sarebbe arrestato come reazionario!»
      Gli è che il contegno assunto da Mazzini di fronte alla Comune contrasta radicalmente per la sua risolutezza con quello assunto, in un primo tempo, da quasi tutti gli organi del suo partito: egli infatti, sdegnando prudenti calcoli opportunistici, si è subito apertamente schierato fra i nemici della Comune. Inflessibile è la scomunica che contro di essa egli pronuncia perché ferrea e intransigente è la sua fedeltà a un sistema politico morale e sociale, a tutto un passato che sono in nettissima antitesi col pensiero e in parte anche con l'azione degli uomini di Parigi(484).
      Intendiamoci: egli non condanna in blocco Comune e comunardi; professa il piú sincero rispetto, che s'innalza fino all'ammirazione, per quel manipolo di risoluti che ha saputo suscitare la disperata resistenza del popolo di Parigi contro l'Assemblea: «Date tributo meritato di lode fraterna - scrive il 26 aprile 1871 - all'aspirazione repubblicana degli insorti parigini: salutate come promessa pel futuro la forza d'iniziativa popolare rivelata nel loro rapido ordinarsi a milizia e governo»(485).
      Legge i documenti ufficiali, i proclami della Comune «con tutta l'attenzione meritata da ogni manifestazione di un popolo come quel di Parigi e da un moto condotto con mirabile energia da uomini ignoti ieri e che hanno saputo in pochi giorni e in una città esaurita dall'assedio tedesco, creare ordinamento, mezzi ed esercito.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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