Problema formidabile e pauroso che preoccupa quanti si sono illusi che, una volta raggiunto il suo assestamento politico, la nazione si sarebbe avviata verso un periodo di vita facile, segnato da continui progressi in ogni campo, tra la soddisfazione e il consenso di tutti i cittadini. La Comune rappresenta un brusco risveglio.
Nella minoranza mazziniana, insoddisfatta della soluzione data al problema politico e instituzionale, quelli che si limitano a domandare la repubblica e a promuovere agitazioni in tal senso, sono incalzati e travolti da una frazione sempre piú numerosa, poiché attira via via tutti i piú giovani elementi, la quale si disinteressa della attività del partito e guarda assai piú lontano, sostenendo che repubblica o monarchia non mutano né posson mutare le sorti della maggior parte degli italiani. Sono i giovani che han dato il nerbo alle imprese garibaldine nel '62, nel '66 e nel '67 e non hanno mai avuta la soddisfazione di vedere il successo di alcuna di quelle imprese; sono i giovani cui Mazzini ha insegnato che non bisogna mai contentarsi della realtà acquisita e che non intendono adagiarsi nel pacato acquisto dell'unità: accorsi, nel '70, sotto le insegne di Garibaldi, in Francia, obbedendo all'impulso romantico del loro spirito hanno ora sete di un nuovo ideale.
Manca ormai a questa gioventú «l'alimento agitatore delle cospirazioni e delle spedizioni di volontari pel compimento della unità nazionale, quell'alimento che la preservò dall'ingolfarsi nell'abisso della noia, degli egoismi, dei piaceri sensuali, delle miserie dell'anima, e l'aveva educata alle aspirazioni alte e alle opere generose»; cosí scrisse Osvaldo Gnocchi-Viani, che visse personalmente questa crisi(500). L'inadeguatezza del mazzinianismo alle aspirazioni di questa gioventú appare ormai evidente.
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