Sono interessanti a questo riguardo le parole di una recluta socialista del 1871. Scrive Andrea Costa: «Mazzini soprattutto si alienò la parte piú calda e generosa della gioventú, cresciuta alla scienza nuova, infierendo contro alla Comune caduta, e attribuendo in gran parte alle teorie materialistiche, la disfatta della Francia... Ricordate, o compagni, il '71 e il '72? Come aspettavamo trepidanti le nuove di Parigi - come cercavamo gli statuti di quella potente Associazione internazionale - come leggevamo con ansia ciò che i giornali stessi degli avversari ne scrivevano? Meravigliosa fu la rapidità con cui si propagò in Italia il nuovo spirito... Noi ci gettammo in quel movimento spinti assai piú dal desiderio di romperla con un passato che ci opprimeva e non corrispondeva... alle nostre aspirazioni, piuttosto che dalla coscienza riflessa di quel che volevamo. Noi sentivamo che l'avvenire era là; il tempo determinerebbe a quali idee ci ispireremmo»(501).
Elettrizzati dalla scintilla parigina, presi d'entusiasmo per il programma dottrinario della Comune, questi giovani fanno quel che possono per difenderla e - dopo la sua caduta - per diffonderne i principî. Tutti affermano che la Comune è nata dall'Internazionale e che i dirigenti di questa Associazione hanno effettivamente diretto il grande esperimento: quei giovani guardano perciò con simpatia all'Internazionale, scorgendo nell'avvenire di lotta che essa promette, lo sfogo della brama d'azione che li divora e che Mazzini non sa piú o forse non vuole piú utilizzare; l'Internazionale promette un riesame ex novo di tutti i problemi, intende trasformare radicalmente l'assetto della società, e con ciò comprende e supera quanti s'immobilizzano dietro modeste questioni contingenti che riguardano la politica interna dei vari paesi.
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