Pagina (220/458)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se si voleva troncare lo sviluppo di quest'Associazione bisognava, per la seconda volta, sopprimerne il centro. Ed ecco che l'autoritą, preoccupata per le notizie che quotidianamente pervenivano sui progressi dell'Internazionale all'estero (non aveva dimostrata la Comune quale si fosse la potenza da essa raggiunta?), e per quelle, fantastiche, pubblicate dalla stampa conservatrice anche sulla sua diffusione in Italia(529), emana un decreto di scioglimento della sezione napoletana. Questa - cosķ si esprime il decreto - «con le sue tendenze e coi suoi atti costituisce una offesa permanente alle leggi ed alle istituzioni fondamentali della Nazione ed un pericolo notevole all'ordine pubblico, che il governo deve in ogni evento mantenere inviolato»(530). Si sequestrano gli atti della sezione, si perquisiscono le abitazioni di Giustiniani, presidente, Schettino, segretario, Aprile, tesoriere, Diotajuti e Mariano, vicepresidenti, Acampora, Gambuzzi, Palladino e Cafiero, soci influenti, quest'ultimo da poco giunto a Napoli(531).
      All'atto dello scioglimento la sezione doveva aver raggiunto una grande importanza: a quanto pare, almeno un migliaio di soci(532).
      Contro gli arrestati (ai quali si aggiunge il giovanissimo Malatesta, allora allora convertito al socialismo da Carmelo Palladino) viene istruito un processo; l'accusa č di «aver con discorsi tenuti in adunanze e luoghi pubblici, provocato a commettere reato per cangiare la forma di governo, e di armarsi contro i poteri dello Stato; e di pubblici discorsi e di fatti di natura tale da eccitare lo sprezzo ed il malcontento contro le istituzioni costituzionali»(533). Ma furono tutti prosciolti in istruttoria.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





Associazione Internazionale Comune Italia Nazione Giustiniani Schettino Diotajuti Mariano Acampora Gambuzzi Palladino Cafiero Napoli Malatesta Carmelo Palladino Stato