Per la prima volta forse Mazzini ha modo di misurare tutta l'intima debolezza del suo partito, l'inconsistenza dei suoi discepoli, la cui diversità di temperamento, di aspirazioni, di metodi solo un provvisorio fine comune ha tenuto celata e che, al primo urto, s'è mostrato in tutta la sua inconciliabilità.
Forse soltanto nel 1871 Mazzini afferrò il motivo di quella incapacità di fronte a un'azione organizzata, di quella fondamentale apatia e discordia d'intenti che avevano travagliato nel decennio precedente il suo partito, esteriormente tanto robusto e saldamente inquadrato.
A rintuzzare le accuse di Mazzini e a neutralizzare gli effetti della sua decisa campagna si leva il fondatore e il tutore del movimento operaio internazionalista in Italia: Bakunin. Questi con la foga abituale, centuplicata ora dalla sensazione di difendere uno stato d'animo diffuso, investe le basi stesse del sistema mazziniano, inspira e dà il tono alla rivolta giovanile; armato del suo logico materialismo espone alla gioventú, esitante nello strappare i legami che la avvincono a Mazzini, i pezzi del sistema «romantico-sentimentale» mazziniano smontato, scomposto, denudato del suo essenziale involucro morale(574).
Il primo articolo antinternazionalista di Mazzini cadde sotto gli occhi del Bakunin - che allora si trovava a Lugano - una diecina di giorni dopo la sua pubblicazione. Fintanto che Mazzini aveva attaccato la Comune e, di traverso, ma non dichiaratamente, l'Internazionale, nessuno del campo internazionalista che avesse autorità e vena polemica, gli aveva risposto di proposito.
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