Altri nuclei prendono occasione dall'attacco di Bakunin per riaffermare la loro fede in Mazzini. Cosí i rappresentanti delle società repubblicane romagnole, riunite in adunanza a Forlí il 4 settembre(587); cosí la Società dell'aurora, in Ravenna, che solennemente deplora lo «sviarsi che fa una parte della gioventú, illusa da teorie cosí deboli ne' fondamenti come fallaci nelle promesse»(588).
4.
La crisi del mazzinianismo
L'atteggiamento anticomunardo e antinternazionalista di Mazzini destò dapprima fra i giovani democratici di estrema piú stupore che ira. Da quarant'anni rivoluzione e Mazzini sembravano intimamente, indissolubilmente legati; ed ecco che Mazzini condanna una rivoluzione! Sembra un assurdo: e quei giovani son piú disposti ad accusar Mazzini di rinnegar se stesso che a riconoscere lealmente la profonda insanabile divergenza tra il suo concetto rivoluzionario e quello dei comunardi.
La reazione antimazziniana che ne seguí ebbe proporzioni e rivestí importanza assai maggiore di quanto generalmente non si creda. Si pensi che i piú noti adepti dell'internazionalismo post-Comune provengono quasi tutti dalle fila mazziniane. Cosí Osvaldo Gnocchi-Viani, collaboratore per ben otto anni dell'«Unità italiana», attivissimo repubblicano, fondatore di circoli politici e società operaie: ancora a mezzo agosto del '71, pur simpatizzando già per il libero pensiero e il socialismo(589), egli fa parte di quella Commissione permanente che convocherà il Congresso operaio mazziniano(590), ma nel novembre s'inscrive all'Internazionale, parteggiando per quella corrente che fa capo alla «Plebe» di Lodi(591).
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