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      .. La generazione attuale non accetta il dogma»; e piú oltre: «Noi giovani materialisti non ci curiamo troppo di ciò che sarà l'anima quando saremo morti... Dio non deve essere un incubo, se esso è un ostacolo, si elimini».
      I giornali mazziniani levano il campo a rumore; Mazzini dichiara senza ambagi che non si può esser repubblicani per davvero se non si crede in Dio; chi respinge la formola Dio e popolo è tutto fuorché un repubblicano. E il «Gazzettino» a ribattere esser folle pretesa quella di voler tenere incatenati i giovani a quella parte del sistema mazziniano nella quale essi non credono piú e che, nebulosa e poco comprensibile com'è, non può soddisfare alle esigenze, limitate se si vuole, ma chiare e concrete del loro spirito positivo. «Anch'io confesso candidamente la mia ignoranza, - scrive Burbero(601) il 23 maggio, - non ho mai potuto capire l'affare del vertice e della base che Mazzini ha spiegato nei suoi scritti». Non si può seguir Mazzini su per i cieli(602).
      Ma la polemica non s'è ancora tanto inasprita da far supporre che finirà per compromettere definitivamente la unità del partito democratico. Si discute, si dissente, eppur si presume che nell'eventualità di una azione pratica tutti torneranno d'accordo. «Che nessuno dei nostri nemici s'illuda», avverte lo stesso «Gazzettino», il 9 giugno; e «Il Romagnolo», il 18 dello stesso mese: «Materialisti e socialisti non abbandoneranno certo il campo se la bandiera che inizia la rivoluzione è quella che porta scritto - Dio e popolo - né gli spiritualisti e mazziniani l'abbandoneranno se per esempio in Italia la rivolta si iniziasse col vessillo stesso che sventolò ultimamente a Parigi»(603).


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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