«Continueremo nella via intrapresa senza guardarci indietro, senza contarci, con l'amarezza nell'animo per aver perduto senza colpa la stima di un grande; ma tranquilli nella coscienza, e con la profonda convinzione di trovarci sulla via maestra della rivoluzione moderna»: scrive per tutti «Il Gazzettino rosa», 28 agosto.
I giornali mazziniani (non però «La Roma del Popolo») serbano al solito un contegno incertissimo. Un giorno, sulle tracce degli articoli di Mazzini, fanno gli intransigenti ad ogni costo; il giorno dopo cercano di chiuder gli occhi sulle divergenze fondamentali che li dividono dagli internazionalisti e sembrano maravigliarsi che ci si letichi per cosí poco. Maraviglioso invece è che, nel pieno della lotta, nel piú acceso dilagare delle polemiche, «L'Unità italiana», per esempio, polemizzando appunto con «La Favilla», giunga a scrivere: «Noi siamo, se non per altro, almeno per età, assai prima della "Favilla", socialisti» (28 settembre).
Cosí, fra accuse, ripicchi, rimproveri e recriminazioni, lieta spettatrice la stampa monarchica(610), trascorrono tutto il settembre, tutto l'ottobre. Molti altri articoli di giornali mazziniani e internazionalisti comparsi in questo periodo si potrebbero riprodurre o citare, ma son tutti ricalcati sui tipi principali che abbiam visto. Specialmente interessante non tanto per la novità o meno del concetto quanto per la condizione dei firmatari è una dichiarazione pubblicata dagli operai dell'alto Santerno sul «Romagnolo», 22 ottobre 1871, con la quale essi prendono posizione contro Mazzini, che è stato la loro guida ideale per tanti anni.
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