Le raccomandazioni son dunque quelle stesse che egli ha ripetuto innanzi i Congressi di Firenze, di Parma e di Napoli, e corrispondono a quei principî che egli ha cercato di far prevalere a Londra nel settembre '64, discutendosi lo statuto dell'Internazionale; con in piú la preoccupazione di tranquillizzare le classi medie sul moto operaio e di non dare al Congresso una intonazione politica. Perciò alle società L'avvenire di Torino e L'universale della Spezia che gli hanno offerto la loro rappresentanza al congresso, Mazzini risponde che - ove non ostassero già all'accettazione le sue condizioni di salute - rifiuterebbe l'incarico perché la sua presenza darebbe «nell'opinione di molti, al congresso un carattere politico che voi dovete e volete evitare», darebbe pretesto agli avversari per accusarlo «di tendere a mutare la vostra in una manifestazione esclusivamente politica e favorevole alle credenze dell'anima mia»(621).
Non è piú il linguaggio fermo e risoluto di chi, nel '61, pieno ancora di forza combattiva e fidando nell'immancabile trionfo del suo programma, non soltanto non credeva doversi giustificare degli appunti che gli si movevano di volere immettere la politica nei congressi operai, ma questo intento proclamava suo merito precipuo; la situazione è mutata e bisogna poter mostrare al paese, schierate, le forze operaie non internazionaliste(622). Mazzini sente che tale è il suo dovere preciso: gli rimorde il silenzio che ha mantenuto, dal 1864 in poi, verso gli operai italiani.
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