Forse se egli li avesse vigilati piú accuratamente, essi non sarebbero caduti facile preda delle dottrine «oltramontane». Di piú, sentendosi vecchio e prossimo alla fine, egli intende forse, col Congresso di Roma, ammonire la parte repubblicana che d'ora innanzi - dileguatesi le speranze di un sollecito rinnovamento politico d'Italia - le sue migliori energie debbono rivolgersi alla progressiva soluzione del problema sociale.
Per evitare deviazioni pericolose, Mazzini stabilisce che i lavori del congresso vengano rigidamente prefissati in un ordine del giorno, che elimini la discussione di ogni questione generica e, piú precisamente, «ogni discussione intorno a dottrine religiose, politiche o sociali che un congresso oggi non può decidere se non con dichiarazioni avventate e ridicole per impotenza»(623). Questa limitazione giustificava le accuse che piovevano in quei giorni sul suo canuto capo, di voler sottomettere gli operai italiani a una non richiesta tutela.
Quelle stesse accuse Mazzini, nel '61, nel '63, nel '64, lanciava contro gli apolitici. Il contrasto era troppo evidente perché i suoi avversari di sinistra non lo rilevassero. Eppoi era assurdo pensare che - pur tacendo della questione politica - sarebbe stato possibile raccogliere e trattenere a Roma rappresentanti di nuclei operai d'ogni colore politico. Chi ignorava essere Mazzini, personalmente, l'ideatore, l'animatore della radunanza? Né Mazzini, dopo quarant'anni di apostolato politico, poteva seriamente sperare di ottenere larghe adesioni al suo programma sociale, col solo distaccarne l'indispensabile base politica, col solo rinunciare ad intervenire personalmente.
| |
Congresso Roma Italia Mazzini Mazzini Roma Mazzini Mazzini
|