Gli articoli pubblicati dal Mazzini sulle direttive del congresso non potevano lasciar dubbio ai seguaci del Bakunin sui suoi veri intenti. In due di questi articoli(629) Mazzini tracciava rapidamente la storia dell'Internazionale, richiamandosi agli atti dei congressi ed ai discorsi di alcuni capi piú influenti del movimento.
Essi non sfuggirono al Bakunin; ma fu la lettura dello scritto Ai rappresentanti gli artigiani nel Congresso di Roma (15 ottobre 1871), che gli fece comprendere l'urgente necessità di una risposta(630). Il russo, che lavorava allora a un nuovo pamphlet: La teologia politica di Mazzini e l'Internazionale, troncò questo lavoro e cominciò il 19 ottobre una Circolare ai miei amici d'Italia in occasione del Congresso operaio convocato a Roma per il 1° novembre dal partito mazziniano, che terminò il 28. Egli avrebbe desiderato stamparla innanzi l'apertura del congresso: mancando il tempo, si contentò di far distribuire ai congressisti un riassunto della prima parte(631).
Il Socialismo e Mazzini - tale è il titolo col quale venne successivamente stampata la Circolare - dà l'impressione che Bakunin fosse assai preoccupato delle conseguenze che potevano derivare dal Congresso di Roma; Mazzini, organizzandolo, stava compiendo il massimo sforzo per assicurarsi definitivamente il monopolio della questione operaia in Italia; era, sí, strana illusione la sua, di credere che ne sarebbe uscita l'unione di 12 milioni di lavoratori italiani, ma, per quanto modesto potesse risultare il suo successo, sarebbe stato imprudente da parte degli internazionalisti non far di tutto pur di contrastarlo o di attenuarne gli effetti.
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