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      Ma se la borghesia fosse moderata e disinteressata, ben presto non dominerebbe piú, cesserebbe d'esistere come classe a sé; essa dunque, se non vuol suicidarsi, non può seguire i pietosi consigli di Mazzini. Il quale - terrorizzato dalla Comune di Parigi e messosi d'urgenza a studiare il problema sociale(632) - bandisce un programma interamente basato sull'equivoco: reclama per esempio l'educazione comune a tutti, senza capire che questa formula ha un valore quando sia inserita in un programma sociale che tenda al livellamento egualitario della società, si riduce altrimenti a un non senso. Sono forse le lezioni dei professori quelle che diversificano, nell'educazione, le varie classi sociali o non è piuttosto la differenza d'ambiente? E ancora: Mazzini sostiene che lo Stato deve agevolare con larghi crediti le cooperative di produzione che tendono a riunire nelle stesse mani capitale e lavoro. Ma sarà la borghesia cosí stupida da fornire al quarto stato i mezzi che gli serviranno per spodestarla da classe dominatrice? Ammettiamo che lo Stato-repubblica di Mazzini abbia tanta forza da imporre alla borghesia questo progressivo autospodestamento. La borghesia finirà per insorgere; e allora o essa vincerà e il sogno di Mazzini crollerà miserevolmente; o vincitore risulterà invece lo Stato e la borghesia verrà sí annientata ma a beneficio di uno Stato accentratore, autoritario, distruttore di ogni autonomia e d'ogni libera iniziativa, comunista insomma. In ogni caso il quarto stato non ne risentirà alcun vantaggio, posto che i suoi interessi collimano con l'instaurazione della piú ampia libertà individuale e collettiva.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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