La critica bakunista non è del tutto priva di ragionevolezza in quanto scuote energicamente la tranquilla fiducia riposta da Mazzini nella collaborazione borghese all'emancipazione operaia. Se il problema del finanziamento delle cooperative si pone cosí, e cioè nei suoi termini estremi, dagli aut aut di Bakunin è difficile uscire. Ma gli aut aut troppo assoluti non corrispondono mai alla realtà; né Mazzini tendeva infatti a un rapido spodestamento della borghesia né si può dire col Bakunin che, in difetto di questo, le classi lavoratrici non avrebbero potuto risentir dal cooperativismo alcun vantaggio degno di nota, degno dunque d'esser conquistato. Superfluo notare, poi, che Mazzini legava la vagheggiata riforma economica a tutto un ampio sistema di riforma politica, morale e sociale nel quale essa avrebbe trovato un naturale ambiente di sviluppo e senza del quale, effettivamente, poteva apparire nient'altro che sterile utopia.
Eppure tutta l'efficacia di questo pamphlet sta in ciò che Bakunin ha sul suo avversario la facile superiorità dell'estremista sul riformista; da un punto di vista puramente logico l'estremista ha per sé tutta la suggestione che innegabilmente esercitano sugli spiriti le soluzioni radicali, desunte linearmente da poche e chiare premesse teoriche. Facile è per l'estremista cogliere in flagrante delitto d'incoerenza il riformista; il quale, a differenza del primo, deve e vuole accordare il suo pensiero alla realtà viva che si svolge e perciò rinunciare a quella assoluta coerenza formale, che possono mantenere il teorico puro o quel pensatore che al suo sistema assegni, in pratica, il valore di un mito, atto a tener desta la fede di quanti nella vita son costretti a seguire, rischiando di perdervisi, le tortuose vie dell'interesse immediato.
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