Ma il compito è finito: Mazzini non ha educato quella gioventú all'amore per il popolo vero, vivente, bensí per il suo popolo astratto, «teologico». Il suo sistema sedicente rivoluzionario, in realtà borghese e conservatore, s'è cosí profondamente infiltrato nei giovani, e li contamina ancora talmente come un male ereditario che occorrono loro molti e molti bagni nella vita popolare per liberarsene affatto.
Eliminata radicalmente l'influenza mazziniana, essi potranno dedicarsi anima e corpo alla causa popolare, vivendo in intimo contatto col popolo e cercando di cementare l'unione tra proletariato agricolo e proletariato cittadino, poiché «sta in questo la salvezza d'Italia». Non curino le inevitabili persecuzioni; diffondano il verbo dell'Internazionale, che ovunque trionfa perché essa - e qui Bakunin ragiona di un'Internazionale un po' imaginaria - non impone al popolo dottrine infallibili e dogmi indiscutibili, ma evolve sempre, lasciando agli adepti completa libertà di pensiero e d'azione: il suo programma altro non formola che gli istinti profondi, le aspirazioni piú intime del popolo né ad altro tende che a organizzarlo praticamente.
La prima battaglia, che dovrebbe segnare il distacco netto della gioventú rivoluzionaria italiana dalla classe e dai metodi borghesi, bisognerebbe impegnarla al Congresso di Roma; una minoranza compatta e decisa vi esponga il programma rivoluzionario in contrapposizione a quello soporifero di Mazzini: ecco un'ottima occasione per il battesimo del socialismo italiano in Italia e nell'Europa tutta(633).
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