E presenta un ordine del giorno col quale esprime la convinzione «che l'emancipazione economica delle classi operaie - grande scopo cui deve essere subordinato ogni movimento politico - non può compiersi che da esse stesse»(642). Cafiero si associa brevemente.
Il delegato Turchi oppone un altro ordine del giorno che proclama «solennemente i principî politici e sociali propugnati da quarant'anni da Mazzini, come quelli che condurranno prontamente ed efficacemente alla vera emancipazione dell'operaio». Sottoposto a votazione, esso riscuote su 59 votanti - 34 voti favorevoli e 19 contrari; 6 delegati (fra cui Gnocchi-Viani, Pais e Battaglia) si astengono. I due delegati internazionalisti, allora, ai quali si aggiunge un tal De Montel, rappresentante la Fratellanza artigiana di Livorno, fanno inserire a verbale la seguente dichiarazione: «I sottoscritti delegati, in seguito alla votazione fatta dalla maggioranza del congresso di un ordine del giorno nel quale si accettano i principî professati e praticati da Giuseppe Mazzini, ritenendo incompatibile colla loro indipendenza e col mandato ricevuto una simile dichiarazione, e contrari questi principî ai veri interessi della classe operaia e al progresso dell'umanità: si ritirano dal congresso e lasciano alla maggioranza di esso tutta la responsabilità del fatto e delle conseguenze». Dopo di che escono dalla sala; li accompagnano Mauro Macchi, irriducibilmente avverso alla politicità dei congressi operai(643) e alcuni delegati di fede monarchica.
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