Era, sul terreno della pratica sindacale, la dichiarazione ufficiale di guerra fra l'Internazionale e Mazzini(644). Ai delegati rimasti al congresso, soprattutto a quelli che si erano astenuti nella votazione dell'ordine del giorno Turchi, la franca intransigenza dei tre antimazziniani fece molta impressione: lo Gnocchi-Viani, già simpatizzante coll'Internazionale ma ancora repubblicano, scrisse piú tardi: «avrei voluto apertamente affermare la mia solidarietà con essi - ma era lecito ed onesto il farlo, avendo io mandato d'una associazione che non poteva associarsi ai protestanti? Non uscii dal congresso e mi astenni dal voto»(645).
Il vicepresidente Marcora fu costretto a concludere malinconicamente, accennando alle vedute politiche che avevano prevalso nel congresso, che esse non parevano essere «per molti paesi in maggioranza»; si lusingava tuttavia che i delegati, tornando alle rispettive residenze, avrebbero trovato «buoni elementi per lo svolgimento del progresso». E, a proposito dell'affermazione dei congressisti sul nome di Mazzini: «È provato dalla storia che quando uno riassume la fede politica d'un uomo, intende legarsi ai principî, non all'uomo»: questo concetto venne formulato in un ordine del giorno che i congressisti, saviamente, approvarono.
Ma quasi a dar esca alle accuse di aver ridotto il Congresso (contro la volontà di Mazzini) a comizio di propaganda repubblicana, e di una particolare scuola repubblicana, qualche delegato non seppe rinunciare a presentare un altro ordine del giorno, che reclamava la convocazione di una Costituente.
| |
Internazionale Mazzini Turchi Gnocchi-Viani Internazionale Marcora Mazzini Congresso Mazzini Costituente
|