Queste parole di Mazzini, i mazziniani le chiamano concilianti. Io ho pensato di occupare il mio tempo in cose utili»(669).
«Non so s'io faccia o scriva molte cose inutili; - ribatte Mazzini - ma non farei certo la piú inutile di tutte, quella di dar consigli al generale Garibaldi»(670). E Garibaldi: «Mazzini non può conciliarsi perché ha torto, e avrei io una massa di torti da imputargli, se volessi occuparmene»(671).
Per tutto il gennaio e il febbraio alla dolorosa polemica fanno eco liti e recriminazioni fra i democratici(672).
Ognuno vuol dire la sua: «A momenti si prendono per il collo Mazzini e Garibaldi e si inchiodano per il piacere di vederli uniti! Ma - o gente soave! - non ve lo han detto e cantato che dinanzi all'azione si uniranno? Tocca a voi mettervi d'accordo. Perché volete obbligare due cervelli a pensare in un modo solo, or che l'inazione vostra li lascia liberi?», scrive un tal Bresca sull'«Alleanza» di Bologna, il 28 gennaio. Altri è d'avviso che ormai tra i democratici «vi sono ire e rancori personali che forza umana piú non varrebbe a fare sparire... Noi siamo gli eterni figli dei Guelfi e dei Ghibellini»(673).
La fatalità aveva voluto a capo d'uno stesso partito due intelligenze intimamente diverse, che non potevano né volevano comprendersi, che conoscevano e non sapevano perdonarsi le rispettive debolezze.
Tutto ciò, s'è detto, giovava enormemente all'Internazionale. I giornaletti internazionalisti, vecchi e nuovi, ne approfittavano per riprendere con rinnovato fervore la campagna contro le teoriche mazziniane.
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