Ecco un brano interessante di una lunga lettera diretta da un anonimo operaio al «Monitore di Bologna», 7 novembre 1871: «... vedendosi vecchio e temendo di non poter arrivare a raccorre il frutto dei suoi studi e dei suoi sacrifici, [Mazzini] ha cominciato a far la corte alla borghesia... Mazzini restringe le sue gesta, le sue idee alla nazione italiana, geloso di tutto ciò che gli viene di fuori. Errore! in questo modo saremo sempre schiacciati! Noi siamo italiani, siamo del mondo, tutti operai, tutti sofferenti, e tutti bisognosi di soccorso, di emancipazione, di pane, di lavoro».
«Il Motto d'Ordine»(674), Napoli, 22 novembre 1871, accennato al principio d'autorità come al cardine fondamentale della dottrina mazziniana, dichiara solennemente che gli internazionalisti non ne vogliono sapere. Ed ecco perché Mazzini è isolato, è finito: «Le cannonate che sfondavano Porta Pia, hanno esaurito G. M., il grande morituro che ancora si dibatte e vuole afferrare per la criniera il cavallo indomito della rivoluzione che gli sfugge dalle mani». «Voi chiamate pane - conclude "Il Motto d'Ordine", rivolgendosi agli operai, - ed egli vi ammonisce che avete bisogno d'educazione» (4 dicembre).
«La Campana»(675) di Napoli esamina nel suo numero del 7 gennaio 1872 il partito mazziniano; il quale gli sembra un partito «essenzialmente borghese, senza radici nel popolo, con un capo che è rimasto stazionario, incatenato a un misticismo religioso, dichiarato oggi ridicolo dalla scienza... Il paese si dice che il programma mazziniano non muta il sistema, ma il nome dell'autorità preposta allo Stato.
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